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L'immigrazione ai tempi del Covid-19
Sulle prime pagine dei giornali non si parla più di flussi migratori ma le persone continuano a muoversi. In Tigray sono 100 mila quelle scappate dalle loro case a causa del conflitto.
Carissime amiche, carissimi amici,
forse avete notato che il nostro podcast è rimasto inattivo per alcuni mesi. I motivi sono tanti – soprattutto di natura personale. È anche vero però che il nostro tema di riferimento, l'immigrazione, sembra essere scomparso dalle prime pagine dei giornali.

Senza un Salvini che – tra una salsiccia e un maritozzo – grida periodicamente all'invasione, la grande emergenza che avrebbe dovuto cancellare la Civiltà Occidentale ci appare lontana e indefinita – sovrastata da emergenze più tangibili e reali come (ne dico una a caso) la pandemia globale.
Eppure sarebbe un errore pensare che il tema immigrazione – con il suo carico di tensioni sociali, razzismo e violenza – sia per sempre scivolato nelle quarte e quinte pagine.
È vero che gli spostamenti tra paesi sono diventati molto difficili. Questo non vuol dire però che le persone non continuino a muoversi.
Un esempio: nelle ultime settimane circa 100.000 persone hanno dovuto lasciare le proprie case come conseguenza del conflitto esploso nella regione di Tigray in Etiopia.
50.000 abitanti della regione si sono già riversati oltre il confine con il Sudan. Già adesso il Sudan è uno dei paesi che ospitano più rifugiati al mondo. Per darvi un'idea: nella classifica mondiale dei paesi con la più alta popolazione di rifugiati il Sudan è al sesto posto. L'Italia al tredicesimo.
Non solo. Se è vero che la pandemia ha compromesso il futuro lavorativo di centinaia di milioni di persone, è anche vero che a farne le spese sono soprattutto le economie fragili, come ha messo recentemente in luce un rapporto della Banca Mondiale.
Gran parte dell'Africa settentrionale e occidentale è in preda a una crisi occupazionale senza precedenti. La conseguenza: molti giovani marocchini, algerini, maliani e senegalesi cercano di raggiungere l'Europa con tutti i mezzi.
Niente di nuovo, direte Voi. Beh, no. L'aspetto nuovo – e preoccupante – è che molti di loro tentano la strada dell'Oceano Atlantico per arrivare alle Isole Canarie. Più di 20.000 migranti sono sbarcati dall'inizio dell'anno nel piccolo arcipelago – 10 volte più dell'anno scorso. E non sappiamo quanti siano affogati tra le immense onde oceaniche: secondo alcune stime un migrante su 20 potrebbe aver perso la vita.
Uuuuuh... Ma come sei pessimista... Guardiamo al lato positivo: almeno di sti tempi gli stronzi razzisti come Salvini e Trump hanno preso delle belle scoppole, no? L'onda populista sembra ritirarsi...
Beh sì. Ma anche qui è un po' presto per stappare lo champagne. Aristotle Kallis, un brillante politologo greco-britannico che ho intervistato per un articolo che dovrebbe uscire a breve, mi ha detto di diffidare di chi in politica parla di "onde".
In storiografia le onde – l'onda della democratizzazione, l'onda autoritaria, l'onda della globalizzazione – ci aiutano a definire periodi e tendenze, dice Kallis. Fenomeni socio-politici come il populismo di destra non sono forze che avanzano e si ritirano come onde. Sono invece più simili a un fiume che scorre attraverso la società e cambia le abitudini, le relazioni, il linguaggio.

Insomma: in Austria non non c'è più un partito islamofobo come l'FPÖ al governo; nonostante questo il cancelliere Kurtz sta parlando di dichiarare illegale l'islam politico. E il castigatore delle ONG Salvini sarà anche un po' sparito dal prime time, ma le navi per il soccorso vengono ancora perquisite e sequestrate come se si trattasse di pirati o contrabbandieri.
Alla luce di queste considerazioni intendiamo tornare quanto prima davanti al microfono per provare a seguire il corso del fiume – e vedere dove ci porta la corrente.
Per questo abbiamo bisogno di Voi: suggeriteci temi, spunti, idee, riflessioni, domande da cui partire per realizzare una nuova stagione di "M – Nuovi Mostri".
Possono essere anche domande molto banali come per esempio:
Perché i rifugiati non vengono con l'aereo invece di rischiare la vita in mare?
Oppure...
Che c'entra la destra populista con Qanon e i no vax?
Mandateci i vostri suggerimenti, potete farlo commentando questo post o scrivendo a migrazioni.podcast [AT] gmail.com.
Grazie, a presto.
Fabio
P.S. 1
Tutti gli episodi di M li trovate su Spreaker, i-Tunes, Spotify, Google Podcast e sul sito di M - Nuovi mostri.
P.S. 2
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